Quasi
una decade fa, terminata la realizzazione del plastico
dell’Abbazia di
Santa Maria in Castagnola di Chiaravalle e collocatolo all’ingresso
della chiesa millenaria, ci trovammo alla ricerca di una nuova idea da
lanciare come lavoro collettivo sociale, da realizzare insieme nella
nuova sede in Piazza Pertini che nel frattempo il Comune ci aveva
concesso.
Dopo un lavoro così bello e sentito ci furono alcuni tentennamenti ma
per dare spazio anche ad altre categorie di modellisti presenti
all’interno dell’Associazione, spinti dal Presidente ci si orientò su
un soggetto navale poichè la maggioranza dei soci di allora erano
interessati al settore navale.
Ma per coinvolgere anche chi realizzava modelli di aerei e
possibilmente anche figurini e quant’altro, la scelta cadde su una
portaerei.
Volendo rimanere su temi vicini a noi, diciamo nazionali, l’unica
possibilità, allora era il Garibaldi, la prima ed allora unica
portaeromobili mai entrata in servizio con la Marina italiana. Questa unità varata nel 1978 ebbe una gestazione
sofferta e la fase
iniziale della sua stessa vita operativa condizionata da vicende
politiche, tipiche della nostra Italia pregna di beghe e ostracismi con
lotte partigiane a spada tratta, per difendere gli interessi
particolari dei soggetto interessati che alla fine si risolvono con
compromessi a volte ridicoli e sempre penalizzanti per il
raggiungimento ottimale degli scopi.
In pratica il Garibaldi nacque con la definizione di incrociatore
portaeromobili!
La legge ancora vietava alla Marina Militare l’uso di aerei ad ala
fissa che per legge potevano essere gestiti solo dall’Aeronautica
Militare che teneva stretto il suo monopolio.
I politici piuttosto che pensare al bene della difesa che in definitiva
è l’unico scopo nell’interesse nazionale che giustifica il mantenimento
delle forze armate, persero quasi una decade prima di varare la legge
che permise finalmente all’inizio degli anni ’90 alla Marina Militare
di acquisire gli AV8B-Plus nella versione Americana del Harrier di
concezione inglese. Un aereo a decollo ed atterraggio corto/verticale
(VSTOL) che allora era nel pieno della sua maturazione dopo almeno 3
lustri di onorato servizio con le marine di varie nazioni.
Quindi il Garibaldi potè finalmente essere usato in pieno ed ebbe modo
di offrire i propri servizi alla nazione che proprio in questi ultimi
25 ha visto sempre più le nostre forze armate coinvolte in missioni di
Peace Keeping e non solo, nel Mediterraneo cosiddetto allargato! II e
III guerra del Golfo, Somalia, Libano, Libia, Balcani, lotta alla
pirateria ecc. ecc., costituiscono il curriculum di questa nave che per
oltre 25 anni è stata l’unità ammiraglia della nostra flotta fino
all’entrata in servizio del Cavour, concepito come portaerei anche se
con i soliti compromessi all’italiana! Nel frattempo il Garibaldi, dopo un anno di lavori di
manutenzione è
rientrato in squadra con il ruolo ridimensionato come alle sue origini,
a semplice navi portaelicotteri.
Dopo questa ampia introduzione necessaria ad inquadrare il soggetto di
questo nostro progetto sociale iniziamo a parlare del modello.
Ovviamente lo scopo di questo lavoro è quello di permettere la
socializzazione e la crescita dei soci, attraverso il lavoro insieme e
la soluzione dei problemi costruttivi che si incontrano in corso
d’opera.
Si è partiti con un gruppo molto numeroso ed entusiasta ma forse con le
idee un po’ confuse su cosa si volesse ottenere. Ossia volendo
accontentare tutti si pensava ad uno standard qualitativo di un modello
statico ma con la possibilità di un modello dinamico, per coinvolgere
anche questa categoria di modellisti.
Però c’era chi avrebbe voluto finire in fretta e chi viceversa puntava
al risultato top.
La fase di gestazione è stata lunghissima, ricca di serate trascorse a
progettare e fantasticare su cose che poi andavano ripensate e spesso
rifatte.
Questa situazione ha portato ad un certo punto allo stallo del progetto
che di fatto dopo una partenza sprint si è bloccato per poi ripartire
con una compagine molto più ristretta con collaborazioni diciamo a
“progetto” per realizzare determinate componenti.
Il progetto è ripartito e sta andando avanti da un paio d’anni come
lavoro statico con dovizia di dettagli, ancorchè tra qualche critica.
Ma in maniera costruttiva perché appunto lo scopo è e resta quello di
farci crescere come modellisti e quindi le decisioni ed i lavori sono
tutt’ora oggetto di tante e lunghe discussioni.
Per sintetizzare si va avanti, avanti adagio ma pur sempre avanti.
Ovviamente la scelta di puntare al dettaglio ha limitato il
coinvolgimento di alcuni, ma essendo un’Associazione di modellisti si
ritiene che il risultato da presentare debba essere di valore.
La fantasia ci ha portato nel frattempo ad elaborare il desiderio di
inserire alla fine il modello in un mega diorama che rappresenti la
portaerei ancorata al molo Rizzo di Ancona con tutta la pletora di ciò
che è d’attorno, binari ferroviari compresi.
La scala scelta è l’1/72 per il semplice fatto che in questa scala sono
disponibili i modelli di quasi tutti gli aeromobili transitati sul
Garibaldi, cioè sia l’AV8B-Plus nelle versioni biposto e monoposto che
tutti gli elicotteri della Marina ed anche la disponibilità di figurini
in questa scala è buona.
Si è partiti dalle tavole della ponderosa raccolta di disegni del
Garibaldi commercializzati dall’Associazione Navimodellisti Bolognesi
in scala 1/100 che pertanto hanno dovuto essere ricopiati in scala
1/72.
I disegni oltre che rappresentare la nave al momento del varo non sono
né ricchi né molto precisi sui dettagli, rendendo indispensabile l’uso
di fotografie. Per questo motivo abbiamo chiesto ed ottenuto nel 2007,
grazie all’aiuto dell’indimenticato ed indimenticabile chiaravallese
Ammiraglio Papili di visitare la nave a Taranto.
Il 7 aprile di quell’anno, nonostante la giornata più
piovosa di tutto l’anno, riuscimmo a fotografare tantissimi
particolari.
Grazie poi alle foto raccolte sul web e a un’ulteriore visita
effettuata nel 2013, abbiamo messo insieme una ponderosa documentazione
fotografica che ci consente di riprodurre con dovizia, moltissimi
particolari e dettagli.
Data la documentazione a disposizione dovendo fare una scelta di
collocazione temporale del modello della nave che ha subito corpose
modifiche durante la sua lunga vita, abbiamo deciso di scegliere il
2006/2007.
Infatti nel 2005 il Garibaldi ha sbarcato i lanciatori di siluri
antinave Teseo che erano presenti a poppa.
E’ stato allargato il ponte di volo sulla dritta della poppavia ed è
stato allargato il corpo della tuga sulla murata di dritta a
centronave, per alloggiare gli impianti di controllo di nuovi sistemi
imbarcati e per far posto a gruppi complessi di comando di
raggruppamenti navali.
Questo oltre a modifiche meno evidenti ha cambiato il layout rispetto
ai disegni appunto.
La raccolta e la condivisione della documentazione che comprende anche
un paio di tavole rese disponibili dalla Marina, riguardanti la plancia
di comando e proprio l’ampliamento della tuga, ha richiesto tanto
tempo, ma in seguito ha reso i suoi dividendi.
Avendo pensato il modello inizialmente come statico ma anche dinamico
ha portato alla scelta, poi rimpianta di realizzare un ponte di volo
con ampie zona apribili che hanno ridotto il realistimo dello stesso
purtroppo. Viceversa è rimasta apprezzata e probabilmente imbattibile
la scelta di realizzare lo scafo in resina. Praticamente si è partiti dalla realizzazione dello
scafo in ordinate
di legno compensato con trave centrale da 1 cm. ed ordinate da 8 mm.
Le estremità di poppa e prua invece sono state
realizzate in legno con
la tecnica pane e burro. Molta attenzione a rigidità ed allineamento
del tutto viste le dimensioni (lunghezza dello scafo 248 cm.) ma
nonostante ciò lo scafo non è ben allineato come si è evidenziato
quando abbiamo realizzato la linea di galleggiamento.
La tecnica forse
era sbagliata per modelli di queste dimensioni.
Avremmo dovuto realizzare lo scafo rovesciato con la
testa delle
ordinate fissate ad un piano (scalo) per essere poi ritagliate dopo
seguendo la linea del ponte di volo.
Invece abbiamo lavorato con nave al dritto, inserendo le ordinate sulla
trave, tenuta con un cavalletto appositamente costruito.
Lo scafo è stato quindi tamponato con polistirolo compresso, sagomato
sulla linea delle ordinate, sul quale è stata stesa la vetroresina
telata, grazie agli esperti radiomodellisti.
Il trave centrale è stato poi segnato con la numerazione delle ordinate
originali cosicchè da determinare i riferimenti longitudinali. Le ordinate
sono state realizzate dai disegni di ciascuna, forniti dai
Navimodellisti Bolognesi, con la tecnica della fotocopia incollata
direttamente sul compensato poi tagliato a seghetto.
Nei disegni sono riportate le linee dei vari livelli, per cui abbiamo
potuto determinare gli spazi dei vari ponti in verticale. Dall’incrocio tra i riferimenti verticali ed
orizzontali siamo stati in
grado di praticare le aperture necessarie ed i riferimenti per il
lavori successivi.
Nonostante le tante chiacchierate, la fase di progettazione è stata
carente per la prosecuzione successiva. Infatti al momento di
affrontare la realizzazione/montaggio di tanti particolari abbiamo
riscontrato alcune inesattezze ma soprattutto il lavoro ha dovuto
accettare compromessi per la necessità di non stravolgere quanto già
fatto.
In verità in questa fase abbiamo scontato la nostra generale
inesperienza su modelli navali di quest’epoca dei modellisti coinvolti.
Una volta realizzato il rivestimento in resina abbiamo passato una mano
di stucco liquido a spruzzo.
Per far questo il modello ha fatto il suo primo viaggio esterno, in
quanto lavoriamo nel locale sotto il livello della strada della nostra
sede, luogo non adatto a questo tipo di lavoro.
Asciugato lo stucco abbiamo iniziato ad individuare le zone che
necessitavano di ritocchi ed a carteggiare, fase praticamente “diluita
negli anni”.
Sono state montate al contempo le sedi per gli alberi motore in ottone
ed il timone in alluminio.
Vi ricordo che in questa fase si pensava ancora ad un modello anche
dinamico.
A questo punto il lavoro si è più o meno arenato sullo scafo.
Abbiamo invece realizzato la frusta prima ancora del cavallo come dice
il vecchio adagio, costruendo 2 modelli di AV8B-Plus ed un AW212 in
versione antisom. Questi lavori sono documentati in altri articoli del
sito.
MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI
Parte 2a - La
Prua -
La prua, cosiccome la poppa sono realizzati in legno pieno con la
tecnica di pane e burro.
Il legno piuttosto grossolano è stato via via rifinito e poi rivestito
in fibra di resina come tutto il resto dello scafo. Dopo la lunga pausa
nei lavori di cui si è detto, il lavoro di affinamento è ripreso sulla
prua. Il taglio è stato affinato; è stata eseguita una profonda
stuccatura con stucco metallico e poi a spruzzo; sono state praticati i
vari fori compreso l’occhio di cubia. Fase molto delicata è stata
quella del taglio triangolare per applicare il rostro di guida
dell’ancora. Quest’ultimo è stato realizzato prima in legno rivestito
con plasticard. Ad un primo esemplare, troppo grande ne è seguito uno
più piccolo fatto in resina stampata partendo dal primo esemplare
rimpicciolito. Abbiamo poi spruzzato del primer, come nel resto dello
scafo.
L’ultima foto mostra la prua allo stato attuale dei lavori, compresa la
riproduzione delle saldature.
Ne riparleremo nel prossimo capitolo sui lavori eseguiti ancora sullo
scafo.
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ASSOCIAZIONE
MODELLISTI CHIARAVALLESI
MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI
3° Parte “Lo
scafo”
Mentre
a casa prosegue il lavoro sulle varie zone di manovra, barcarizzi ecc.
parzialmente visibili dall’esterno, attraverso le varie aperture sullo
scafo, realizzate in “scatole applicabili successivamente alla “nave”,
in sede abbiamo continuato a lavorare sulla scafo.
La finitura per eliminare, bozze, graffi evidenti ecc. sono state fatte
con stucco metallico bicomponente, soprattutto nella zona di prua,
mentre nelle altre zone si è usato prevalentemente stucco da “intonaco”
K2 e similari. Fatto questo il modello è stato portato all’aperto per
applicare abbondanti passate di fondo riempitivo in bomboletta spray
della Arexons, in pratica uno stucco liquido. Il lavoro è stato fatto
all’aperto per evitare intossicazioni nel locale poco areato del
laboratorio. Sempre all’aperto e sul cassone di un furgone di un socio
abbiamo tracciato sullo scafo del modello posato rovesciato sul pianale
del mezzo, la linea di galleggiamento e la linea ad esso parallela
della fascia nera, usando un truschino realizzato in casa dove è stata
fissata la punta di una matita.
Nel frattempo dopo aver realizzato 2 tagli longitudinali abbiamo
montate le 2 alette stabilizzatrici, fatte con una lama di metallo
dotate di un bordo di uscita dal profilo arrotondato. Il Garibaldi è
dotato di 4 pinne retrattili ruotanti che servono per movimenti
laterali di manovra. Esse hanno un profilo tipo timone. Dopo aver
realizzato un prototipo in legno le 4 pinne sono state stampate in
resina, con lo stampo in gomma siliconica realizzato usando l’originale
di legno come matrice. Avendo lo stampo, nel caso malaugurato che una
pinna si rompa, possiamo tranquillamente stamparne una nuova e
montarla. Questo procedimento ha il vantaggio di avere pinne tutte
uguali.
In precedenza avevamo montato già il timone, in alluminio, dotato di
movimento ed i supporti dove scorreranno gli alberi delle eliche.
Dopo questa fase e con le opportune mascherature abbiamo verniciato
l’opera viva in rosso antialghe e la fascia nera sulla linea di
galleggiamento, entrambe con colori ad acqua della Puravest, il rosso
realizzato su nostro campione. Sono state realizzate le principali
saldature dei ponti e quelle principali verticali, simulandole con
delle sottili linee fatte con stucco K2, in linee delimitate con nastro
adesivo. Poi sono state carteggiate per renderle più sottili ed
uniformi.
Ora si procederà con il completamento dei dettagli sull’opera morta
dello scafo prima di applicare la vernice grigia.
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MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI
4° Parte “
Zona manovra centrale dritta
”
La nave è dotata oltre che delle zone di manovra di prua e di poppa, di
2 zone di manovra centrali, una per lato, per assicurare la nave ad un
ormeggio e per operare nelle manovre. Normalmente viene usata quella di
dritta, lato dove sono ubicati 2 barcarizzi, uno a prua e l’altro verso
poppa, dai quali attraverso i corpi di guardia si accede alla nave.
Nel nostro modello le 2 zone di manovra e i 2 barcarizzi sono
realizzate in scatole di legno compensato come entità pre-fabbricate da
montare in corrispondenza delle apposite aperture nello scafo.
Le scatole hanno il lato superiore aperto per facilitare l’allestimento
interno ; il soffitto verrà montato a fine lavoro quando saremo in
procinto di fissarle allo scafo, dopo che lo stesso sarà stato
verniciato.
All’interno delle “scatole” il dettaglio, come nel resto del modello, è
stato curato al massimo, grazie alla ricca documentazione fotografica
disponibile.
Ci sono tra le altre cose, argani girevoli, bitte girevoli, passacavi,
manichette, cassette, armadi eccetera. Risolvere i problemi costruttivi
connessi ad ognuno di questi apparecchi, e realizzare dei master
significa trovarsi il lavoro già fatto anche per le altre zone, dove
numerose, sono installate le stesse dotazioni. Queste zone, a modello
finito saranno visibili solo attraverso il foro corrispondente presente
sulla fiancata; per esaltare i particolari abbiamo previsto di
installare sul soffitto di ogni singola “scatoletta” delle luci al led,
in fori predisposti all’uopo.
I dispositivi di illuminazione navali sono stati predisposti con
sezioni di tubetti di un paio di diametri diversi.
Le superfici interne sono state rivestite in plasticard, applicato con
vinavil nella zona oggetto di questo articolo e con colla bicomponente
nelle altre.
Questo faciliterà il montaggio di tutti gli accessori e particolari,
molti dei quali realizzati a loro volta in plasticard.
Gli argani sono stati finemente realizzati in ottone, ovviamente
verniciati poi. Molto tempo è stato assorbito dalla realizzazione
integralmente manuale, con plasticard, stucco e tubetti di polistirene,
delle bitte girevoli e dei passacavi.
Le bitte realizzate inizialmente in ottone erano troppo grandi. Alcune
sono state rimpiccolite, le altre usate come prototipi. Completati i
prototipi, pensati per essere facilmente stampati, abbiamo realizzato
dei calchi in gomma siliconica degli stessi e quindi i particolari sono
stati riprodotti in resina bicomponente Synto-Foam della Prochima.
Nel caso delle bitte girevoli, i rulli sono stati realizzati con
tubetti del diametro opportuno, montati uno ad uno sui telai replicati
invece in resina.
Anche le porte stagne sono state stampate in resina, come al solito con
uno stampo in gomma siliconica, ottenuto da un master originale, in
plasticard. I maniglioni a ruota sono in metallo mentre i rinvii sono
in tubetti pieni di polistirene.
Abbiamo iniziato a realizzare le decal su carta apposita solo dopo aver
completato questa scatola; qui sono ancora un po’ più rudimentali.
Le manichette sono realizzate in tubo di rame, schiacciato fino a
formare un piattino, con un apposito strumento da orafo, tagliato in
strisce della lunghezza opportuna, ripiegate come lo sono le vere
manichette.
Nello stato attuale non sono stati montati i candelieri, realizzati in
fili di ottone e/o rame saldati a stagno, perché andranno montati
quando si accoppierà la scatola allo scafo. In corrispondenza delle
zone di manovra centrale, sullo scafo sono presenti delle piastre
saldate sopra all’opera morta, opportunamente “sfinestrate”.
Quello di dritta ha quatto aperture rettangolari, con colonne in
scatolato di rinforzo dalla parte interna.
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ASSOCIAZIONE
MODELLISTI CHIARAVALLESI