IL MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI

Scala 1/72



-Quasi una decade fa, terminata la realizzazione del plastico dell’Abbazia di Santa Maria in Castagnola di Chiaravalle e collocatolo all’ingresso della chiesa millenaria, ci trovammo alla ricerca di una nuova idea da lanciare come lavoro collettivo sociale, da realizzare insieme nella nuova sede in Piazza Pertini che nel frattempo il Comune ci aveva concesso. Dopo un lavoro così bello e sentito ci furono alcuni tentennamenti ma per dare spazio anche ad altre categorie di modellisti presenti all’interno dell’Associazione, spinti dal Presidente ci si orientò su un soggetto navale poichè la maggioranza dei soci di allora erano interessati al settore navale.
Ma per coinvolgere anche chi realizzava modelli di aerei e possibilmente anche figurini e quant’altro, la scelta cadde su una portaerei.
Volendo rimanere su temi vicini a noi, diciamo nazionali, l’unica possibilità, allora era il Garibaldi, la prima ed allora unica portaeromobili mai entrata in servizio con la Marina italiana.
-Questa unità varata nel 1978 ebbe una gestazione sofferta e la fase iniziale della sua stessa vita operativa condizionata da vicende politiche, tipiche della nostra Italia pregna di beghe e ostracismi con lotte partigiane a spada tratta, per difendere gli interessi particolari dei soggetto interessati che alla fine si risolvono con compromessi a volte ridicoli e sempre penalizzanti per il raggiungimento ottimale degli scopi.
In pratica il Garibaldi nacque con la definizione di incrociatore portaeromobili!
La legge ancora vietava alla Marina Militare l’uso di aerei ad ala fissa che per legge potevano essere gestiti solo dall’Aeronautica Militare che teneva stretto il suo monopolio.
I politici piuttosto che pensare al bene della difesa che in definitiva è l’unico scopo nell’interesse nazionale che giustifica il mantenimento delle forze armate, persero quasi una decade prima di varare la legge che permise finalmente all’inizio degli anni ’90 alla Marina Militare di acquisire gli AV8B-Plus nella versione Americana del Harrier di concezione inglese. Un aereo a decollo ed atterraggio corto/verticale (VSTOL) che allora era nel pieno della sua maturazione dopo almeno 3 lustri di onorato servizio con le marine di varie nazioni.
Quindi il Garibaldi potè finalmente essere usato in pieno ed ebbe modo di offrire i propri servizi alla nazione che proprio in questi ultimi 25 ha visto sempre più le nostre forze armate coinvolte in missioni di Peace Keeping e non solo, nel Mediterraneo cosiddetto allargato! II e III guerra del Golfo, Somalia, Libano, Libia, Balcani, lotta alla pirateria ecc. ecc., costituiscono il curriculum di questa nave che per oltre 25 anni è stata l’unità ammiraglia della nostra flotta fino all’entrata in servizio del Cavour, concepito come portaerei anche se con i soliti compromessi all’italiana!
- ---Nel frattempo il Garibaldi, dopo un anno di lavori di manutenzione è rientrato in squadra con il ruolo ridimensionato come alle sue origini, a semplice navi portaelicotteri.
Dopo questa ampia introduzione necessaria ad inquadrare il soggetto di questo nostro progetto sociale iniziamo a parlare del modello.
Ovviamente lo scopo di questo lavoro è quello di permettere la socializzazione e la crescita dei soci, attraverso il lavoro insieme e la soluzione dei problemi costruttivi che si incontrano in corso d’opera.
Si è partiti con un gruppo molto numeroso ed entusiasta ma forse con le idee un po’ confuse su cosa si volesse ottenere. Ossia volendo accontentare tutti si pensava ad uno standard qualitativo di un modello statico ma con la possibilità di un modello dinamico, per coinvolgere anche questa categoria di modellisti.
Però c’era chi avrebbe voluto finire in fretta e chi viceversa puntava al risultato top.
La fase di gestazione è stata lunghissima, ricca di serate trascorse a progettare e fantasticare su cose che poi andavano ripensate e spesso rifatte.
Questa situazione ha portato ad un certo punto allo stallo del progetto che di fatto dopo una partenza sprint si è bloccato per poi ripartire con una compagine molto più ristretta con collaborazioni diciamo a “progetto” per realizzare determinate componenti.
Il progetto è ripartito e sta andando avanti da un paio d’anni come lavoro statico con dovizia di dettagli, ancorchè tra qualche critica. Ma in maniera costruttiva perché appunto lo scopo è e resta quello di farci crescere come modellisti e quindi le decisioni ed i lavori sono tutt’ora oggetto di tante e lunghe discussioni.
- Per sintetizzare si va avanti, avanti adagio ma pur sempre avanti. Ovviamente la scelta di puntare al dettaglio ha limitato il coinvolgimento di alcuni, ma essendo un’Associazione di modellisti si ritiene che il risultato da presentare debba essere di valore.
La fantasia ci ha portato nel frattempo ad elaborare il desiderio di inserire alla fine il modello in un mega diorama che rappresenti la portaerei ancorata al molo Rizzo di Ancona con tutta la pletora di ciò che è d’attorno, binari ferroviari compresi.
La scala scelta è l’1/72 per il semplice fatto che in questa scala sono disponibili i modelli di quasi tutti gli aeromobili transitati sul Garibaldi, cioè sia l’AV8B-Plus nelle versioni biposto e monoposto che tutti gli elicotteri della Marina ed anche la disponibilità di figurini in questa scala è buona.
Si è partiti dalle tavole della ponderosa raccolta di disegni del Garibaldi commercializzati dall’Associazione Navimodellisti Bolognesi in scala 1/100 che pertanto hanno dovuto essere ricopiati in scala 1/72.
I disegni oltre che rappresentare la nave al momento del varo non sono né ricchi né molto precisi sui dettagli, rendendo indispensabile l’uso di fotografie. Per questo motivo abbiamo chiesto ed ottenuto nel 2007, grazie all’aiuto dell’indimenticato ed indimenticabile chiaravallese Ammiraglio Papili di visitare la nave a Taranto.
Il 7 aprile di quell’anno, nonostante la giornata più piovosa di tutto l’anno, riuscimmo a fotografare tantissimi particolari.
Grazie poi alle foto raccolte sul web e a un’ulteriore visita effettuata nel 2013, abbiamo messo insieme una ponderosa documentazione fotografica che ci consente di riprodurre con dovizia, moltissimi particolari e dettagli. Data la documentazione a disposizione dovendo fare una scelta di collocazione temporale del modello della nave che ha subito corpose modifiche durante la sua lunga vita, abbiamo deciso di scegliere il 2006/2007.
Infatti nel 2005 il Garibaldi ha sbarcato i lanciatori di siluri antinave Teseo che erano presenti a poppa.
E’ stato allargato il ponte di volo sulla dritta della poppavia ed è stato allargato il corpo della tuga sulla murata di dritta a centronave, per alloggiare gli impianti di controllo di nuovi sistemi imbarcati e per far posto a gruppi complessi di comando di raggruppamenti navali.
Questo oltre a modifiche meno evidenti ha cambiato il layout rispetto ai disegni appunto.
La raccolta e la condivisione della documentazione che comprende anche un paio di tavole rese disponibili dalla Marina, riguardanti la plancia di comando e proprio l’ampliamento della tuga, ha richiesto tanto tempo, ma in seguito ha reso i suoi dividendi.
Avendo pensato il modello inizialmente come statico ma anche dinamico ha portato alla scelta, poi rimpianta di realizzare un ponte di volo con ampie zona apribili che hanno ridotto il realistimo dello stesso purtroppo. Viceversa è rimasta apprezzata e probabilmente imbattibile la scelta di realizzare lo scafo in resina.
                                                                                                                                            -----Praticamente si è partiti dalla realizzazione dello scafo in ordinate di legno compensato con trave centrale da 1 cm. ed ordinate da 8 mm.
Le estremità di poppa e prua invece sono state realizzate in legno con la tecnica pane e burro. Molta attenzione a rigidità ed allineamento del tutto viste le dimensioni (lunghezza dello scafo 248 cm.) ma nonostante ciò lo scafo non è ben allineato come si è evidenziato quando abbiamo realizzato la linea di galleggiamento.
La tecnica forse era sbagliata per modelli di queste dimensioni.
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Avremmo dovuto realizzare lo scafo rovesciato con la testa delle ordinate fissate ad un piano (scalo) per essere poi ritagliate dopo seguendo la linea del ponte di volo.
Invece abbiamo lavorato con nave al dritto, inserendo le ordinate sulla trave, tenuta con un cavalletto appositamente costruito.
Lo scafo è stato quindi tamponato con polistirolo compresso, sagomato sulla linea delle ordinate, sul quale è stata stesa la vetroresina telata, grazie agli esperti radiomodellisti.
Il trave centrale è stato poi segnato con la numerazione delle ordinate originali cosicchè da determinare i riferimenti longitudinali.
-Le ordinate sono state realizzate dai disegni di ciascuna, forniti dai Navimodellisti Bolognesi, con la tecnica della fotocopia incollata direttamente sul compensato poi tagliato a seghetto.
Nei disegni sono riportate le linee dei vari livelli, per cui abbiamo potuto determinare gli spazi dei vari ponti in verticale.
-Dall’incrocio tra i riferimenti verticali ed orizzontali siamo stati in grado di praticare le aperture necessarie ed i riferimenti per il lavori successivi.
Nonostante le tante chiacchierate, la fase di progettazione è stata carente per la prosecuzione successiva. Infatti al momento di affrontare la realizzazione/montaggio di tanti particolari abbiamo riscontrato alcune inesattezze ma soprattutto il lavoro ha dovuto accettare compromessi per la necessità di non stravolgere quanto già fatto.
In verità in questa fase abbiamo scontato la nostra generale inesperienza su modelli navali di quest’epoca dei modellisti coinvolti.
Una volta realizzato il rivestimento in resina abbiamo passato una mano di stucco liquido a spruzzo.
Per far questo il modello ha fatto il suo primo viaggio esterno, in quanto lavoriamo nel locale sotto il livello della strada della nostra sede, luogo non adatto a questo tipo di lavoro.
Asciugato lo stucco abbiamo iniziato ad individuare le zone che necessitavano di ritocchi ed a carteggiare, fase praticamente “diluita negli anni”.
Sono state montate al contempo le sedi per gli alberi motore in ottone ed il timone in alluminio.
Vi ricordo che in questa fase si pensava ancora ad un modello anche dinamico.
A questo punto il lavoro si è più o meno arenato sullo scafo.
Abbiamo invece realizzato la frusta prima ancora del cavallo come dice il vecchio adagio, costruendo 2 modelli di AV8B-Plus ed un AW212 in versione antisom. Questi lavori sono documentati in altri articoli del sito.



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                                                        MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI

                                                                        Parte 2a - La Prua -



- La prua, cosiccome la poppa sono realizzati in legno pieno con la tecnica di pane e burro. Il legno piuttosto grossolano è stato via via rifinito e poi rivestito in fibra di resina come tutto il resto dello scafo. Dopo la lunga pausa nei lavori di cui si è detto, il lavoro di affinamento è ripreso sulla prua. Il taglio è stato affinato; è stata eseguita una profonda stuccatura con stucco metallico e poi a spruzzo; sono state praticati i vari fori compreso l’occhio di cubia. Fase molto delicata è stata quella del taglio triangolare per applicare il rostro di guida dell’ancora. Quest’ultimo è stato realizzato prima in legno rivestito con plasticard. Ad un primo esemplare, troppo grande ne è seguito uno più piccolo fatto in resina stampata partendo dal primo esemplare rimpicciolito. Abbiamo poi spruzzato del primer, come nel resto dello scafo. L’ultima foto mostra la prua allo stato attuale dei lavori, compresa la riproduzione delle saldature. Ne riparleremo nel prossimo capitolo sui lavori eseguiti ancora sullo scafo.

                                                                                                                                          
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ASSOCIAZIONE MODELLISTI CHIARAVALLESI

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                                                        MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI

                                                                        3° Parte “Lo scafo”




- Mentre a casa prosegue il lavoro sulle varie zone di manovra, barcarizzi ecc. parzialmente visibili dall’esterno, attraverso le varie aperture sullo scafo, realizzate in “scatole applicabili successivamente alla “nave”, in sede abbiamo continuato a lavorare sulla scafo. La finitura per eliminare, bozze, graffi evidenti ecc. sono state fatte con stucco metallico bicomponente, soprattutto nella zona di prua, mentre nelle altre zone si è usato prevalentemente stucco da “intonaco” K2 e similari. Fatto questo il modello è stato portato all’aperto per applicare abbondanti passate di fondo riempitivo in bomboletta spray della Arexons, in pratica uno stucco liquido. Il lavoro è stato fatto all’aperto per evitare intossicazioni nel locale poco areato del laboratorio. Sempre all’aperto e sul cassone di un furgone di un socio abbiamo tracciato sullo scafo del modello posato rovesciato sul pianale del mezzo, la linea di galleggiamento e la linea ad esso parallela della fascia nera, usando un truschino realizzato in casa dove è stata fissata la punta di una matita. Nel frattempo dopo aver realizzato 2 tagli longitudinali abbiamo montate le 2 alette stabilizzatrici, fatte con una lama di metallo dotate di un bordo di uscita dal profilo arrotondato. Il Garibaldi è dotato di 4 pinne retrattili ruotanti che servono per movimenti laterali di manovra. Esse hanno un profilo tipo timone. - --Dopo aver realizzato un prototipo in legno le 4 pinne sono state stampate in resina, con lo stampo in gomma siliconica realizzato usando l’originale di legno come matrice. Avendo lo stampo, nel caso malaugurato che una pinna si rompa, possiamo tranquillamente stamparne una nuova e montarla. Questo procedimento ha il vantaggio di avere pinne tutte uguali. In precedenza avevamo montato già il timone, in alluminio, dotato di movimento ed i supporti dove scorreranno gli alberi delle eliche. Dopo questa fase e con le opportune mascherature abbiamo verniciato l’opera viva in rosso antialghe e la fascia nera sulla linea di galleggiamento, entrambe con colori ad acqua della Puravest, il rosso realizzato su nostro campione. Sono state realizzate le principali saldature dei ponti e quelle principali verticali, simulandole con delle sottili linee fatte con stucco K2, in linee delimitate con nastro adesivo. Poi sono state carteggiate per renderle più sottili ed uniformi. Ora si procederà con il completamento dei dettagli sull’opera morta dello scafo prima di applicare la vernice grigia.                                                                                                                                       
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                                                        MODELLO DELLA PORTAEREI GARIBALDI

                                                        4° Parte “ Zona manovra centrale dritta ”




- La nave è dotata oltre che delle zone di manovra di prua e di poppa, di 2 zone di manovra centrali, una per lato, per assicurare la nave ad un ormeggio e per operare nelle manovre. Normalmente viene usata quella di dritta, lato dove sono ubicati 2 barcarizzi, uno a prua e l’altro verso poppa, dai quali attraverso i corpi di guardia si accede alla nave.
Nel nostro modello le 2 zone di manovra e i 2 barcarizzi sono realizzate in scatole di legno compensato come entità pre-fabbricate da montare in corrispondenza delle apposite aperture nello scafo.
Le scatole hanno il lato superiore aperto per facilitare l’allestimento interno ; il soffitto verrà montato a fine lavoro quando saremo in procinto di fissarle allo scafo, dopo che lo stesso sarà stato verniciato.
All’interno delle “scatole” il dettaglio, come nel resto del modello, è stato curato al massimo, grazie alla ricca documentazione fotografica disponibile.
Ci sono tra le altre cose, argani girevoli, bitte girevoli, passacavi, manichette, cassette, armadi eccetera. Risolvere i problemi costruttivi connessi ad ognuno di questi apparecchi, e realizzare dei master significa trovarsi il lavoro già fatto anche per le altre zone, dove numerose, sono installate le stesse dotazioni. Queste zone, a modello finito saranno visibili solo attraverso il foro corrispondente presente sulla fiancata; per esaltare i particolari abbiamo previsto di installare sul soffitto di ogni singola “scatoletta” delle luci al led, in fori predisposti all’uopo.
I dispositivi di illuminazione navali sono stati predisposti con sezioni di tubetti di un paio di diametri diversi.
Le superfici interne sono state rivestite in plasticard, applicato con vinavil nella zona oggetto di questo articolo e con colla bicomponente nelle altre.
Questo faciliterà il montaggio di tutti gli accessori e particolari, molti dei quali realizzati a loro volta in plasticard.
Gli argani sono stati finemente realizzati in ottone, ovviamente verniciati poi. Molto tempo è stato assorbito dalla realizzazione integralmente manuale, con plasticard, stucco e tubetti di polistirene, delle bitte girevoli e dei passacavi. -
Le bitte realizzate inizialmente in ottone erano troppo grandi. Alcune sono state rimpiccolite, le altre usate come prototipi. Completati i prototipi, pensati per essere facilmente stampati, abbiamo realizzato dei calchi in gomma siliconica degli stessi e quindi i particolari sono stati riprodotti in resina bicomponente Synto-Foam della Prochima.
Nel caso delle bitte girevoli, i rulli sono stati realizzati con tubetti del diametro opportuno, montati uno ad uno sui telai replicati invece in resina.
Anche le porte stagne sono state stampate in resina, come al solito con uno stampo in gomma siliconica, ottenuto da un master originale, in plasticard. I maniglioni a ruota sono in metallo mentre i rinvii sono in tubetti pieni di polistirene.
Abbiamo iniziato a realizzare le decal su carta apposita solo dopo aver completato questa scatola; qui sono ancora un po’ più rudimentali. Le manichette sono realizzate in tubo di rame, schiacciato fino a formare un piattino, con un apposito strumento da orafo, tagliato in strisce della lunghezza opportuna, ripiegate come lo sono le vere manichette.
Nello stato attuale non sono stati montati i candelieri, realizzati in fili di ottone e/o rame saldati a stagno, perché andranno montati quando si accoppierà la scatola allo scafo. In corrispondenza delle zone di manovra centrale, sullo scafo sono presenti delle piastre saldate sopra all’opera morta, opportunamente “sfinestrate”.
Quello di dritta ha quatto aperture rettangolari, con colonne in scatolato di rinforzo dalla parte interna.

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ASSOCIAZIONE MODELLISTI CHIARAVALLESI


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AMC Associazione Modellisti Chiaravallesi Piazza Pertini, 4/A - 60033 Chiaravalle (AN) C.F. 93099250420