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- Febbraio 2013 -

Le tristi vicende dei R. Smg. Remo e Romolo – post scriptum

Dopo quasi 4 anni dal nostro lavoro sui sommergibili della Classe R che traeva spunto dalla ricerca di Tullio Buratti sul destino che condannò suo zio alla morte a bordo del R. Sommergibile Remo, affondato dopo poche ore dall’inizio della sua  prima missione, stessa sorte toccata al  Romolo il giorno successivo, in quel lontano luglio del ’43, si sono improvvisamente fatte vive altre persone, i cui zii o i padri hanno avuto la stessa sorte.

Queste telefonate ci hanno fatto molto piacere perché in primis significa che il nostro lavoro ha consentito ad altre persone di sapere qualcosa di più sulla fine dei loro cari e secondo perché grazie ad internet ed all’aumento continuo della diffusione degli utenti della rete, il nostro lavoro pubblicato sul sito internet dell’Associazione, sta contribuendo a mantenere vivo il ricordo di persone che hanno dato la loro vita per la Patria.

La Sig.ra Ricchetti Bruna, di Genova, nipote del Sc. Comparini Bruno, poi Pietro Terzolo dall’astigiano, figlio del Capo 3° Cl. Olimpio Terzolo, ed ancora il figlio di Giocondo David dalla provincia di Brescia, tutti caduti a bordo del Remo, ci hanno contatto a distanza di pochi giorni l’una dall’altro.

Tutte queste persone hanno riacceso il ricordo dei loro defunti, chi con delle foto, chi con degli scritti ed hanno espresso il desiderio di fare qualcosa, quello che ritenevamo giusto per  cercare di dare qualche visibilità al ricordo dei loro cari.

Quello che possiamo fare è passare sul web, tramite il nostro sito quello che ci è stato sottoposto, con la speranza di poter ampliare il tam-tam e così riuscire a portare a galla qualche altra memoria.  Quello che abbiamo visto e letto ci ha fatto riflettere ancora una volta sulla crudeltà della guerra che ha spezzato delle vite e degli affetti con la loro intimità ed i loro legami.

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Incominciamo con il caso particolare del Sc. Comparini Bruno, di Genova, cresciuto a Livorno, dopo la morte a soli 37 del padre. Insieme alla sorella, madre della Sig.ra Bruna, furono avviati da uno zio che a Livorno dirigeva l’esattoria, poiché la scomparsa del padre li lasciò privi del sostentamento per la loro crescita. --- - Bruno ritornato a Genova lavorò al reparto allestimenti al cantiere fino all’età di 19 anni, quando si arruolò volontario in Marina, nel 1939. Venne inviato alla scuola sommergibilisti di Pola. Sembra che fosse motorista. Al momento le memorie di Bruno sul resto della sua permanenza in Marina si perdono qui, fino al suo imbarco sul Remo, dove perì il 15 luglio del 1943 o almeno così dovrebbe essere stato, all’età di 23 anni.

In realtà la Sig.ra Bruna tra le foto che ci ha passato, ci ha inviato copia di  un messaggio a matita scritto sul retro di una delle foto, che entrò in possesso di sua madre in circostanze che le sono sconosciute. Questo biglietto dice (clicca sulla immagine per ingrandire):testo su foto

“prigioniero in Kenia, sto bene. Arrivato nel Kenia 21 febbraio, ho scritto in data 25 febbraio 28 febbraio e sempre di seguito a metà mese ed a fine mese. 22-9-945 (o 943?)”

Questo biglietto condizionò la vita della sorella di Comparini, che ovviamente restò sempre nella speranza che Bruno fosse ancora vivo e che sarebbe tornato prima o poi. Le date non aiutano a capire. Il Remo affondò il 15 luglio, la data del biglietto se è del 22 settembre del ’43 nega la possibilità che il Comparini potesse essere prigioniero dal febbraio precedente. Settembre del ’45 darebbe la compatibilità delle date ma non aiuta a risolvere il mistero. Sarebbe arrivato in Kenya dopo 18 mesi dall’affondamento? A settembre del ‘45 la guerra era finita da tempo ma di fatto molti prigionieri non vennero rimpatriati che dopo tanto tempo. Ma come arrivò questo biglietto alla famiglia Comparini e se anche fosse falso, chi e perché avrebbe avuto interesse a scriverlo.

Noi sappiamo che i superstiti furono 4, così stabilirono le inchieste nel dopoguerra e Dario Cortopassi l’unico sopravvissuto in vita  che vive a Roma ricorda che furono recuperati in mare dal sommergibile inglese United che aveva affondato poche ore prima il Remo e dice che a bordo dello stesso erano in 4 prigionieri. Vennero però separati fino all’arrivo a Malta. Da lì rischiarono di essere inviati in prigionia in India ma fortunatamente invece finirono in Scozia, dopo un transito in un campo in Algeria.

La Sig.ra Bruna ricorda che quando era piccola la mamma tramite un ammiraglio seppe che in realtà i superstiti furono 5 o 6. Si recò a Roma negli anni ’60 a parlare con uno dei sopravvissuti (Cortopassi?) che raccontò che si erano salvati in 4, forse in 5. Questo sopravvissuto però racconta che si sentiva in colpa perché si era salvato secondo lui proprio a discapito di Bruno Comparini, con il quale aveva scambiato il posto in torretta all’ultimo momento perché si sentiva poco bene per un forte mal di testa ed il Comparini gli aveva ceduto il posto. Questo racconto esclude però che l’interlocutore romano fosse Cortopassi, il quale racconta che si salvò solo perché riuscì a spingersi fuori dallo scafo su per la scaletta, a discapito di chi lo seguiva, all’ultimo istante, mentre l’appoggio  sprofondava sotto di lui ingoiato dalle acque.Ada

Sta di fatto che loro credettero che Bruno fosse ancora vivo, tant’è che la fidanzata Ada, ritratta in una delle foto, lo aspettò fino al 1962, quando ormai perse le speranze, accettò di sposarsi con un ciabattino, insieme al quale emigrò in America.

La Sig.ra Bruna ci ha inviato queste bellissime foto che ci mostrano un mondo lontano, popolato però da persone con una storia, degli affetti, degli amori e la loro tenerezza e la gioia di ventenni non troppo diversi nell’aspetto dai ventenni dei nostri giorni. Un loro amico di famiglia, appassionato di uniformi sta facendo delle ricerche attraverso le foto per carpire qualche informazione sul ruolo di Bruno. Abbiamo suggerito di richiedere copia del foglio matricolare dello zio e vorremmo chiedere l’aiuto di alcuni esperti in materia sommergibilistica per capire meglio il contenuto di queste foto. Intanto, come ci è stato chiesto vogliamo condividerle con la rete.

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