Ricerche
storiche e redazionali eseguite da Stefano Bardi
1. Marche 1915-1918
(ricerche storiche e redazionali eseguite da Stefano Bardi) Le Marche
giolittiane: le Marche, prima dell’avvento di Giovanni
Giolitti – fra l’Ottocento e il Novecento, – era una Regione mezzadra e
campagnola, pacata, laboriosa, ed “estranea” alla politica nazionale.
È
solo con l’avvento dell’era giolittiana, che la nostra Regione si
avvicina di più alla politica, e questo cambiamento fu dovuto alla
prima imprenditorializzazione, alla stabilizzazione della depressione
mezzadra, all’allargamento del fiume trasmigratorio, e all’innalzamento
dell’istruzione popolare.
Le Marche giolittiane scelsero la strada
della politica Liberale.
Durante l’era giolittiana, il Movimento
Operaio fu uno dei principali protagonisti della vita politica
marchigiana.
Questo Movimento sentì l’esigenza e il bisogno, di
risorgere a nuova vita e allo stesso tempo, di creare armi di
protezione e di contrattacco nella lotta sociale e ci riuscì a pieno,
attraverso la creazione delle Camere del Lavoro.
Il Movimento Operaio
visse il suo maggiore momento di gloria, dal 1907 al 1909, ovvero
durante la forte e selvaggia depressione economica, che fu
caratterizzata da numerosi congedi.
Politica:
anche le Marche
parteciparono attivamente agli eventi della Settimana rossa, la quale
fu vista e concepita dai marchigiani, come una purificazione
ideologica. Un evento che aprì la strada verso due direzioni politiche
opposte, ovvero i guerrafondai ed i pacifisti.
I Partiti e i Movimenti
politici delle Marche nel 1915-1918, erano rappresentati dai
Repubblicani, con a capo Pietro Nenni, il quale credeva fortemente,
nell’attuazione del cammino risorgimentale e in una nuova Europa.
Accanto ai Repubblicani c’erano i sostenitori della Destra, la quale
parlava attraverso le parole del giornale “L’Ordine”, diretto da
Vittorio Vettori.
Altre due ideologie forti erano costituite dagli
Anarchici, che parlavano attraverso le parole del giornale “Volontà”,
diretto da Luigi Fabbri e i Socialisti, con a capo Alessandro Bocconi.
Partiti e Movimenti, che durante la Grande Guerra, non ebbero mai un
grande successo e seguito di persone.
Parte dell’opinione pubblica
infatti da un lato glorificò la trincea, dall’altro invece, decise di
sposare la strada del disaccordo al ricorso alla guerra.
Donne:
la
Grande Guerra nelle Marche fu importante anche per l’universo
femminile, poiché alcune donne iniziarono a svolgere impegni inediti
per loro.
Alcune di esse durante il periodo bellico, lavorarono nelle
industrie belliche, percependo uno stipendio maggiore a quello degli
uomini, e incarichi lavorativi eccellenti.
Accanto alle “operaie
belliche”, le donne (alcune), saranno impiegate nelle amministrazioni
comunali, nei servizi, e in prima persona come infermiere, nei campi
militari in montagna o nelle trincee.
In verità però solo alcune ebbero
il coraggio di andare contro la mentalità di quel tempo, la quale
vedeva nell’uomo, l’unico e vero centro economico e sociale della
famiglia, emarginando ed esiliando – nella vita politica e dagli
affetti personali, – le donne.
L’educazione scolastica era solo per le
donne aristocratiche, benestanti, mentre invece, le campagnole e le
donne delle classi povere, non potevano permetterselo.
Allora la
maggior parte delle donne durante la Grande Guerra, com’era impiegata?
In prevalenza la donna era impegnata nella mezzadria, la quale aveva
una percentuale attiva del 30,5%. Queste contadine erano concepite
dagli uomini e dalla società marchigiana, solo e unicamente come delle
“fabbriche” di figli e delle serve da comandare, ma va anche
riconosciuto un grande merito, che è quello del loro impegno in prima
persona, nelle attività industriali più proficue (tessitura,
imballaggio, maglieria, produzione di cappelli di paglia).
Concludo su
questo settore tematico, riportando il fatto, che tra i 10.650 mezzadri
deceduti, 1.863 spariti, 13.769 feriti, e 1.853 minorati, per causa di
guerra, ci furono anche le donne.
Economia bellico-societaria: la
selvaggia crescita dei prezzi e la scarsa disponibilità di alimenti,
causarono un fortissimo calo dei consumi, che riguardò soprattutto le
famiglie, con componenti chiamati alle armi.
A questa si deve
aggiungere una forte instabilità demografica con una forte crescita dei
decessi, causati, dall’insufficiente protezione sanitaria, davanti a
casi come la tubercolosi e la “spagnola”.
Dal 1915 al 1918 nelle Marche
si ebbero solo 4.175 matrimoni e 28.139 nascite. Nel frattempo,
nasceranno e si formeranno, attorno alle medie-grandi città marchigiane
più vitali, degli importanti complessi produttivi, come ad esempio le
officine metalmeccaniche (Jesi), le cave di zolfo (Pesaro), le
manifatturiere (Chiaravalle), e i cantieri marittimi (Ancona).
In
particolar modo però, l’economia marchigiana della Grande Guerra, si
concentrò sulle manifatture e sulle produzioni di beni primari, a
discapito delle officine e delle fabbriche belliche, che non ebbero mai
nelle Marche, delle vere opportunità di crescita e sviluppo, a largo
raggio.
Unici esempi di una certa importanza furono la
Benelli, la Cecchetti, la Montecatini, le fabbriche di munizioni a
Tolentino, e il cantiere navale di Ancona.
La diffusione della
“spagnola”: questa malattia provoca la morte per difficoltà
bronco-respiratorie, spesso affiancata da infezioni basilari.
Venne
chiamata “spagnola” per la grande diffusione che ebbe in Spagna, dove
non ci fu la guerra!
Nelle Marche causò 8.234 decessi, con una percentualità del 13,6%.
I
decessi colpirono soprattutto le donne fra i 15-40 anni, ovvero quei
soggetti debilitati dall’alimentazione e dalle infezioni ricorrenti.
Per difendersi da questa malattia, si procederà alla sanificazione
delle case, delle vie cittadine, dei locali e dei luoghi pubblici, e
dei borghi popolari. Inoltre saranno impedite le orazioni funebri,
dalla messa alla tumulazione della salma nel camposanto.
Iconografia: a
differenza della Seconda guerra mondiale, non esistono grandi reperti
fotografici sulla Grande Guerra nelle Marche.
Alcune immagini
arrivateci sono conservate nell’Archivio Comunale di Senigallia.
Queste
immagini rappresentano i nascondigli, le basi logistiche, ma
soprattutto, la vita nelle trincee, la quale è rappresentata in maniera
assai realistica, attraverso le rappresentazioni degli ostacoli e delle
pessime condizioni di vita dei militari.
Le trincee erano delle
“fortificazioni difensive”, che consistevano in fossati rettangolari
profondi, dove all’interno, i soldati restavano pressoché fermi,
immersi dalla testa ai piedi nella melma e nella sporcizia, sferzati
dal vento, dall’acqua, e dalla neve; uniche ulteriori protezioni a loro
disposizione erano i sacchi pieni di sassi e/o di terra.
I corpi dei
caduti venivano spesso lasciati a putrefarsi nei campi di battaglia e
così facendo si verificava molte volte la contaminazione dell’aria con
batteri infettivi.
Queste immagini iconografiche avevano ed hanno
ancora oggi, il ruolo di rappresentare la “fratellanza di trincea”, che
promuoveva il valore della fiducia fra i militi, la volontà di
difendersi e di non emarginarsi tra loro, con l’esigenza di combattere
per la medesima idea.
Accanto a queste immagini, ce ne sono altre, in
cui si possono vedere i militi che scherzano e si divertono, che si
raccolgono per le adunate, che trasportano le armi sulle montagne, e la
loro vita all’interno della trincea, nei momenti di calma dai
combattimenti
2. Marche 1919-1924:
Economia: Nell’immediato dopoguerra si visse una stagione di
“abbandono”, causata dagli ostacoli, che impedivano di curare le ferite
e le lacerazioni del tessuto economico, provocate dalla Grande Guerra.
Vennero per altro introdotte delle innovazioni nell’agricoltura (aratro
di ferro e perfosfato), e aumentò la produzione artigianale, grazie
soprattutto, alla distribuzione dell’energia elettrica.
Nel primo
dopoguerra la fabbrica di grandi produzioni, non riesce ancora a
svilupparsi, lasciando così il posto, alle fabbriche a gestione
familiare.
Una delle poche eccezioni era costituita dalla Manifattura
Tabacchi di Chiaravalle, nella quale dal 1922 si produrranno anche le
sigarette, le quali sostituiranno i trinciati.
Inoltre l’economia
marchigiana del 1919-1924 si caratterizza per l’espansione
dell’industria degli strumenti musicali e calzaturiera, per la nascita
delle cooperative e come detto per la diffusione dell’energia
elettrica. Moti civili e guerriglie:
Biennio rosso = rivolte popolari
e guerrigliere.
Questo biennio nacque durante il cammino della Grande
Guerra.
Creò rimorsi, estreme passioni, aspettative rinnovatrici,
ebollizioni, ecc.
Sono da queste vicende, che, nascerà il Partito
Comunista d’Italia (PCI).
Biennio nero = in questo periodo, il Fascismo fu visto dai piccoli e
medi benestanti marchigiani, come l’unico e solo strumento in grado di
far cessare, l’atmosfera d’instabilità e di panico del primo
dopoguerra. Il fascismo in questo periodo, puntò al comando e al
controllo assoluto, senza però basarsi, su motivazioni ideali; si basò
principalmente sulla contrapposizione, fra il “nuovo” e il “vecchio”.
Nelle Marche il fascista si basò sul fideismo del capo, sul tema del
fato secolare, e sulla sacralità della politica.
Il biennio fascista
marchigiano, non fu affidato e gestito dai “ragionieri”, bensì, dagli
squadristi, i quali rappresentavano nella gerarchia sociale solo e
unicamente delle ombre, ed erano uomini, senza nessuna capacità
politico-dirigenziale.
Donne:
nel 1921 grazie al giornale “Il Progresso
Comunista”, anche le donne cominciano a farsi sentire.
Gli articoli di
questo quotidiano, urlavano a squarcia gola, la totale parità sessuale
e l’esigenza educativa e lavorativa, della donna.
Inoltre nel primo
dopoguerra, la lotta della donna per il riconoscimento dei suoi
diritti, simboleggiava la lotta economico-sessuale.
Sempre nel 1921 il
giornale cambiò nome in “Bandiera Rossa”, il quale continuò la sua
lotta in difesa delle donne, analizzando ancora di più nello specifico
l’intero universo femminile, come per esempio le organizzazioni locali,
le divulgazioni editoriali socio-ideologiche ed il lavoro.
Politica:
dal 1923 al 1924 dovette far fronte a quattro grandi problemi, che
erano:
1) veterani e loro riassetto nella normalità;
2) rincaro del
costo sulla vita;
3) mancanza di lavoro;
4) dicerie popolari.
La strada
che intrapresero tutte le forze politiche del primo dopoguerra, fu
quella di assecondare i sentimenti guerriglieri e di lusingare, i
contadini e gli operai.
Tutte queste energie politiche erano
rappresentate, da politicanti che non erano mai entrati in Parlamento,
con un’età media intorno ai 43 anni, ed erano prevalentemente borghesi.
Forte presenza di Socialisti, Liberali, e Repubblicani.
Vapore e
Lavoro:
1) Benelli = costruzione di pezzi per le macchine, per le moto,
e per i fucili. Questi e altri lavori furono commissionati alla
Benelli, da grandi nomi come Alfa Romeo e Fiat. Dal 1918 in poi, questa
fabbrica produrrà solo ed esclusivamente moto;
2) Cecchetti =
fabbricazione e realizzazione di bossoli, spolette, munizioni, e mine
marittime. Accanto a queste produzioni, si devono anche ricordare la
realizzazione di ponti di ferro e di vagoni ferroviari; grazie agli
introiti bellici, la Cecchetti produrrà anche compressori, vernici, e
stucchi;
3) Montecatini = fabbricazione di esplosivi, concimi, ed
estrazione di zolfo;
4) Cantieri Navali Riuniti = costruzione di
rimorchiatori, chiatte da carbone, e navi. Accanto a queste
lavorazioni, nei Cantieri Navali Riuniti erano presenti (attivamente),
fonderie e officine;
5) Società italiana carburo = centrali elettriche.
ASSOCIAZIONE
MODELLISTI CHIARAVALLESI
ANCONA 1915-1918:
CADUTI DURANTE LA PRIMA
GUERRA MONDIALE
(Ancona – Palazzo degli
Anziani)
PANCHINA BOLLETTINO DELLA
VITTORIA PRIMA
GUERRA MONDIALE
(Ancona – Piazza Cavour)
STATUA FANTE PRIMA GUERRA
MONDIALE
(Facoltà di Economia – ex
Caserma Villarey)
SAN CIRIACO FERITA:
ANCONA 23-24 MAGGIO 1915
DANNI PRIVATI E PUBBLICI,
ANCONA 23-24
MAGGO 1915
(Case Private e Stazione
Ferroviaria)
MOLE VANVITELLIANA AI GIORNI
NOSTRI
(Ex Porto Marittimo dei Mas)
BASTIONE S. AGOSTINO, ANCONA 1915
1917: BASE NAVALE POLA
(CROAZIA)
JESI 1914: HANGAR DIRIGIBILI
1915: CATTURA E DISTRUZIONE
DIRIGIBILE
“CITTA’ DI JESI”
CAPITANO DI CORVETTA LUIGI
RIZZO
(Ancona, 12 febbraio 1918 – 27
ottobre
1918)
EQUIPAGGIO IMPRESA DI PREMUDA
(10 giugno 1918, affondamento
corazzata Szent Istvan (Santo Stefano))
MAS 15 (Armando Gori e Luigi
Rizzo) –
MAS 21 (Giuseppe Aonzo)
(Impresa di Premuda – 10
giugno 1918,
affondamento corazzata Santo Stefano)
SOMMERGIBILE CLASSE “A”
MAS AMERICANO
LAPIDE COMMEMORATIVA LUIGI
RIZZO
CARTOLINA COMMEMORATIVA ANCONA
23-24
MAGGIO 1915
TRENI ARMATI
CIMITERO DI SENIGALLIA:
LAPIDE COMMEMORATIVA DISPERSI
MONITORE
“A. CAPPELLINI”
CANTIERE NAVALE ODIERNO POLA
(CROAZIA)
Si ringrazia l’Ufficio Storico
dell’Esercito di Roma, l’Ufficio Storico della Marina Militare di Roma,
l’Archivio Storico della Guardia di Finanza di Roma, l’Archivio Storico
del
Corriere Adriatico, l’Archivio della Famiglia Rizzo, e l’Archivio di
Stato di
Ancona per le immagini qui riprodotte.
AMC Associazione
Modellisti Chiaravallesi Piazza Pertini, 4/A - 60033
Chiaravalle (AN) C.F. 93099250420