Ricerche
storiche e redazionali eseguite da Stefano Bardi
1. Il sistema difensivo:
Batterie: durante la Prima Guerra Mondiale, il sistema difensivo
anconetano era costituito come segue:
dalle antiquate batterie ottocentesche, come per esempio, la Batteria
Carlo Cipelli. Questa batteria era costituita da un casamattato nel
livello inferiore, e da uno “in barbetta” nel livello superiore, e fino
al 1860 aveva nella parte più elevata, un faro che indicava l’ingresso
portuale ai marinai.
La Batteria Carlo Cipelli era dislocata alla fine
del Molo Nord del porto, e nel livello inferiore erano posti quattro
cannoni da 57/43 modello 1887, i quali potevano sparare 5/8 colpi il
minuto, con una gittata di 7.000 metri circa.
Anche le vecchie fortezze ottocentesche ospitavano delle batterie, come
per esempio la Fortezza Scrima (2 batterie per la difesa antinave e
antiaerea), la Fortezza Pezzotti (2 batterie per la difesa antiaerea),
la Fortezza Altavilla (batteria per la difesa antiaerea), e la Fortezza
Savio (batterie per la difesa antinave).
Treni armati: questi mezzi opportunamente modificati furono usati dalla
Regia Marina, ed erano composti da vagoni merci, con cannoni e
mitragliatrici, usati per la difesa antinave e antiaerea. Dal settembre
1915 al settembre 1916 furono utilizzati 10 treni armati, e Ancona
divenne la sede logistica e operativa della Direzione del Servizio dei
Treni Armati, la quale era diretta e gestita direttamente
dall’Ammiragliato di Venezia, con competenza da Ravenna a Bari. La
caserma di Ancona si occupò principalmente del coordinamento
ferroviario fra i treni armati con quelli civili, e della comunicazione
fra le varie Stazioni sentinelle.
Aviazione: a differenza delle batterie e dei treni armati, l’aviazione
militare all’epoca del bombardamento marittimo di Ancona, stava appena
cominciando a muovere i suoi primi passi, senza avere un ruolo
decisivo. La Regia Marina possedeva due aeroscali per dirigibili
(Ferrara e Jesi), e tre stazioni per idrovolanti (Venezia, Porto
Corsini e Pesaro). Lo scalo jesino inaugurato nel marzo 1914, era
dislocato nella Vallesina (strada direzione est per Chiaravalle), e
ospitava 12 dirigibili perlustratori e bombardieri, come per esempio il
Città di Ferrara, il Città di Jesi, e il modello M6. L’hangar fu
smantellato nel 1919 e l’aeroporto fu utilizzato fino al 1947,
dopodichè l’intera area, divenne una zona industriale.
Ma torniamo ad
Ancona, e più precisamente ai primi mesi del 1916, quando fu creato un
aeroporto ad Aspio, che ospitò i modelli Farman e SVA3, fino al 1924.
Ad Ancona per l’intero anno solare del 1917, funzionò una base
d’idrovolanti, che era dislocata nel porto, e più precisamente presso
l’attuale Scalo Molo Luigi Rizzo (ex Molo della Sanità). Gli
idrovolanti ospitati in questa base avevano il principale scopo, di
perlustrare l’intera costa medio – adriatica. Da questa base si
effettuarono 2 voli di bombardamento, 26 voli di perlustrazione, 11
voli di caccia e di controffensiva, e 575 voli di osservazione.
Forze di terra: Comando della 10° Divisione Territoriale (attuale
palazzo della Corte dei Conti), del Distretto Militare (ex Convento dei
Cappuccini), e di due reggimenti di soldati, ovvero, il 93° fanteria e
l’11° bersaglieri. Questi reggimenti stazionavano presso la Caserma
Villarey (attuale Facoltà di Economia), la Caserma Stamina (ex Convento
dei Cappuccini), la Caserma S. Francesco (vicino alla Chiesa di S.
Francesco alle Scale), e la Caserma Fazio (ex Faro). Un ruolo di vitale
importanza lo svolse il Distretto Militare, il quale aveva i seguenti
comandi:
1) 31° Reggimento Milizia Territoriale;
2) 138° e 139° Milizia
Territoriale;
3) due plotoni autonomi costieri;
4) quattro drappelli
per la protezione delle ferrovie;
5) quarantasei centurie di
lavoratori;
6) 405° Commissione requisizione quadrupedi;
7) 302°
Compagnia scaricatori.
A tutte queste forze di terra si devono
aggiungere la 13° Legione Carabinieri Reali, con competenza nelle
Marche e nell’Umbria,
e il Circolo della Guardia di Finanza.
2. Sommergibili e Mas:
All’inizio delle ostilità, solo il sommergibile
Argonauta era presente nel porto dorico, il quale era stato costruito
dai Cantieri S. Giorgio di La Spezia. Oltre a questo sommergibile,
anche altri sommergibili sostarono nel porto dorico, come per esempio
l’Atropo, lo Squalo, e il Tricheco. Tutti questi sommergibili erano
destinati al comando generale di Venezia.
Durante tutto il conflitto, i
sommergibili non ebbero un grande ruolo, e si dovettero accontentare,
dell’affondamento di tre piroscafi e di un solo sommergibile nemico. Un
ruolo ben diverso invece, ebbe il porto dorico, nei riguardi dei nuovi
mezzi che si stavano sperimentando, ovvero, dei motoscafi in grado di
trasportare e lanciare siluri, contro navi nemiche a lunga o breve
distanza.
In seguito i motoscafi furono modificati, e al posto dei
siluri furono installate bombe di profondità e aggiunti dei cannoncini.
Le imbarcazioni in questione erano i Motoscafi Anti Sommergibili o Mas.
Nel 1917, Ancona divenne il porto ufficiale della II Squadriglia della
Flottiglia dell’Alto Adriatico, la quale era composta dai Mas 17, 19,
21, 22, e dal 1918, anche dal 53. Un ruolo di vitale importanza nelle
azioni dei Mas ad Ancona, fu svolto dal Capitano di Corvetta Luigi
Rizzo, il quale arrivò ad Ancona, il 12 febbraio 1918. Sotto il comando
di Luigi Rizzo, i Mas partivano ogni pomeriggio per operazioni di
perlustrazione e attacco, nelle coste dalmate. Il Rizzo si conquistò la
gloria dei Mas anconetani, grazie all’impresa di Premuda, nel corso
della quale fu affondata la corazzata austro-ungarica Szent Istvan
(Santo Stefano). Luigi Rizzo lasciò il comando dei Mas di Ancona il 27
ottobre 1918, e il Consiglio Comunale di quel tempo, decise di
concedergli la cittadinanza onoraria, per le sue gloriose imprese a
difesa di Ancona.
Alla fine del conflitto, la Divisione dei Mas fu
chiusa, e i motoscafi furono dislocati in altri porti, anche se
continuarono comunque a solcare saltuariamente – nelle acque doriche,
ma solo per i trasferimenti e prove.
3. Ricordo dei Caduti e degli Eroi:
Ancona durante la Prima guerra mondiale pagò il suo sacrificio più
alto, con la morte di 853 cittadini, ai quali vanno, aggiunti i morti
civili del 23-24 maggio 1915. Un ricordo del loro sacrificio, lo si può
vedere ancora oggi all’interno del Palazzo degli Anziani, dove sulla
parete d’ingresso è scolpito un obelisco marmoreo, il quale riporta in
modo parziale, il numero dei caduti (614). Accanto al Palazzo degli
Anziani, c’è il Palazzo delle Poste Centrali, in cui al suo ingresso,
si può vedere una lapide con sopra iscritti i nomi dei dipendenti
postali morti per la Patria. C’è anche spazio per la memoria dei caduti
israeliti, i cui nomi sono riportati sullo scalone, che si trova
all’ingresso della Sinagoga. È obbligatorio citare anche il cimitero di
Tavernelle, in cui è riportato il famedio dei morti caduti durante la
Prima guerra mondiale, in cui dormono insieme nell’eterno riposo, i
civili con i militari; e la Chiesa di S. Barbara (comprensorio della
Marina Militare di Piano S. Lazzaro), nella quale si può vedere ancora
oggi il famedio del Marinaio Italiano, il quale conserva in ottime
condizioni, l’Albo d’oro dei marinai d’Italia morti nelle guerre
d’indipendenza e coloniali.
Non solo caduti semplici, ma anche gli
“eroi” sono ricordati da Ancona, con monumenti e lapidi in loro onore,
come il Capitano di Corvetta Luigi Rizzo e il Tenente di Vascello
Nazario Sauro. A entrambi la Capitaneria di Porto ha dedicato due
lapidi, quella del Rizzo, per le sue gloriose imprese doriche, e quella
del Sauro, per le sue visite militari e civili ad Ancona. Inoltre al
Rizzo è stato dedicato l’ex molo della Sanità, e a Nazario Sauro è
stato dedicato il molo attuale della Capitaneria di Porto.
4. Bilancio approssimativo dei danni bellici:
Sezione Capodimonte:
1) Palazzi in Via Cialdini (L. 55.100), in Via
Astagno (L. 31.000), e in Via Podesti (L. 72.000).
Sezione Guasco:
1) rottura intera dei vetri al Carcere Giudiziario;
2)
ferita del pilone della
cupola del Duomo;
3) Caserma Stamura: danni alla prigione militare, al
dormitorio, e al muro di protezione.
Sezione Porto:
1) Cantiere Navale colpito gravemente al soffitto;
2)
Fonderia ghisa fortemente danneggiata;
3) profonde ferite alle Fonderie
calderai e fabbri;
4) Caserma Guardia di Finanza: cratere del soffitto
dell’alloggiamento dei militari;
5) Capitaneria di Porto: pesanti danni
al dormitorio dei marò.
Sezione Archi:
1) Palazzo Ortolani;
2) Palazzo
Mariotti;
3) Palazzo Scuole Elementari;
4) Officina gas e Raffineria
zuccheri.
Stazione ferroviaria:
1) demolizione di una copertura dello Scalo
Marotti;
2) distruzione delle palafitte utilizzate come magazzini,
dalla Divisione Lavoro;
3) spaccatura di sei binari degli scali verso
il mare;
4) danni a vagoni merci e alle loro mercanzie.
5. Luigi Rizzo.
Vita e Imprese:
Vita: operò nella Regia Marina durante la Prima e la Seconda guerra
mondiale ricevendo numerose onorificenze. Fu volontario a Fiume e nella
Guerra d’Etiopia. Fu Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e
delle Corporazioni. Fu Capitano di lungo corso della Marina Mercantile.
Il 17 marzo 1912 fu ordinato Sottotenente di Vascello di Complemento
della Riserva Navale. Nella Prima guerra mondiale, e più precisamente
dal giugno 1915 alla fine del 1916 fu destinato alla difesa marittima
di Grado. Successivamente, fu trasferito nella neonata squadriglia dei
MAS, partecipando in prima persona a varie missioni di guerra. In
seguito fu nominato Presidente della Cassa Marittima per gli Infortuni
e le Malattie della Gente di Mare, dell’Unione Italiana per la Sicurtà
Marittima e della Società Anonima di Navigazione Aerea. Nel 1939 fu
Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, per
la seconda volta.
Il 10 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, chiese di rientrare in
servizio e si occupò della lotta antisommergibile nel Canale di
Sicilia, e fu dispensato dal servizio nel gennaio del 1941, assumendo
la carica di Presidente del Lloyd Triestino. Il 20 febbraio 1942 fu
ordinato Presidente dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico. Dopo l’8
settembre 1943 ordinò il danneggiamento e la distruzione dei
transatlantici e dei piroscafi, affinché non cadessero in mano tedesca.
Per questa sua operazione fu trasferito dalla Gestapo, nel carcere di
Klagenfurt e poi nel soggiorno obbligato a Hirschegg. Morì a Roma il 27
giugno 1951 due mesi dopo un’operazione per un tumore al polmone,
eseguita dal suo amico dottore e compagno d’armi Raffaele Paolucci. A
Luigi Rizzo sarà intitolata la sesta nave della classe “Carlo
Bergamini” della Marina Militare. La nave è stata impostata a Riva
Trigoso il 6 settembre 2013 e la consegna sarà per i primi mesi del
2017. “Beffa” di Buccari: questa impresa fu gestita e comandata dal
Capitano di Fregata Costanzo Ciano, il quale diresse le azioni militari
dei Mas 94 (Sottotenente di Vascello Andrea Ferrarini), del Mas 95
(Tenente di Vascello Profeta De Sanctis), e del Mas 96 (Capitano di
Corvetta Luigi Rizzo). Fra la notte del 10-11 febbraio 1918, arrivarono
al molo di Buccari, ma fra tutte le navi ormeggiate, ne riuscirono a
colpirne solo una, a causa delle reti difensive intorno ad esse. I Mas
94, 95, e 96 ritornarono indisturbati nel poro di Ancona.
Impresa di
Premuda: il 9 giugno 1918 i Mas 15 (Capotimoniere Armando Gori), e 21
(Guardiamarina Giuseppe Aonzo), comandati dal Capitano di Corvetta
Luigi Rizzo, salparono da Ancona, per navigare verso la spiaggia
dalmata. Il 10 giugno 1918, a Nord dell’alveo di Selve, il Rizzo vide
una gigantesca nube di fumo, la quale indicava l’ormeggio di una nave
nemica. Con coraggio, il Rizzo si avvicinò alla nave e una volta
raggiunti i 300 metri da essa, lanciò due siluri che la colpirono in
pieno. La nave in questione era la corazzata austro-ungarica Szent
Istvan (Santo Stefano), che affondò in 2 ore e mezza, adagiandosi sul
fondale, con 160 marinai. L’affondamento della corazzata Szent Istvan
permise a Luigi Rizzo, di mostrare le sue capacità militari, le doti
strategiche e logistiche.
Bibliografia e Sitografia di Riferimento:
G. Piccinini, Le Marche e la Grande Guerra (1915-1918), Atti del
Convegno di Senigallia del 2008, Ancona, Assemblea Legislativa delle
Marche, 2008, pp. 13-15, p. 19, p. 22, pp. 35-42, pp. 85-87, pp. 89-90,
pp. 99-101, pp. 306-307, pp. 309-311. M. Papini, Le Marche nel primo
dopoguerra (1919-1924), Atti del convegno Primo dopoguerra nelle
Marche, 1919-1924, Ancona 2-3 ottobre 2009, Ancona, Assemblea
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137-141, pp. 258-262. C. Bruschi, Ancona nella Grande Guerra, Ancona,
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M. Papini, Il secolo lungo. Le Marche nell’era dei partiti politici
(1900-1990), Ancona, Affinità Elettive, 2014, p. 21, pp. 25-26, p. 30,
p. 56, pp. 61-62, pp. 68-69. www.wikipedia.org
ANCONA 1912-1943.
UNA STORIA VISIVA:
Nave ospedale/ambulanza SANTA LUCIA
(1912 – Regia Marina)
Incrociatore e Piroscafo Passeggeri CITTA’ DI BENGASI
(1916-1917, Regia Marina)
Posamine LEGNANO (1926-1927, Regia Marina)
Posamine e Cannoniera LEPANTO (1925-1928, Regia Marina)
Posamine e Nave Idrografica AZIO (1925-1928, Regia Marina)
Note: le informazioni fra parentesi riguardano l’anno o gli anni di
produzione e la proprietà militare. Le navi delle immagini sono, quelle
prodotte dal cantiere navale di Ancona durante la Grande Guerra o Prima
guerra mondiale.