L’U-boot
Marder fu concepito come
evoluzione del suo predecessore, l’ U-boot Neger, il quale aveva pero’
un grande
difetto: non poteva
immergersi. Concettualmente
il Neger era costituito da due siluri
montati uno
sopra l’altro. Il siluro superiore, privato della testata esplosiva,
poteva
ospitare un solo uomo in posizione seduta che poteva orientarsi avendo
la testa
avvolta da una bolla di plexiglas a tenuta stagna. Data la scarsa
visibilità
dovuta alla poca emersione della bolla ( solo 18 cm ), e la scarsissima
riserva
d’aria contenuta all’ interno, che permetteva una autonomia operativa
di circa
2 ore, il Neger non riusci’ ad ottenere risultati molto importanti.
Il
suo
primo impiego in guerra conosciuto risale al marzo 1944 quando una
trentina di
questi minisommergibili furono impiegati in una sortita contro le navi
alleate
ormeggiate ad Anzio. A fronte dei mezzi impiegati la Marina tedesca non
ottenne
risultati significativi in quanto 17 di essi si rovesciarono in acqua e
la
maggior
parte degli altri non riusci’ a portare a termine la missione proprio’
perche’
i piloti, data la scarsa visibilita’, non poterono individuare gli
obiettivi o
perche’ furono individuati data l’ impossibila’ del Neger ad
immergersi. Per
ovviare a questi inconvenienti, gli ingegneri tedeschi modificarono il
Neger
allungando il siluro superiore, dotandolo cosi’ di una cassa di
immersione,
dando vita ad un nuovo mezzo: il Marder. Potendo immergersi fino ad
una
profondita’ di 10 metri, il Marder, poteva portare
attacchi a
sorpresa, ma la mancanza del periscopio impediva di orientarsi
sott’acqua.
Nonostante tutte le modifiche apportate al progetto originale, questi
mezzi non
riuscirono mai ad essere veramente pericolosi ed il loro apporto fu
irrilevante.
CARATTERISTICHE TECNICHE :
Lunghezza : 8.3 metri
Diametro : 0,53 metri
Peso : 5.5 tonnellate
Potenza : 8,8 kilowatt
Velocita : 2,4 nodi ( 4,5 km/h )
Profondita’ di immersione : 10 metri
Circa 300 esemplari prodotti
IL DIORAMA
Inizialmente
avevo ideato di
autocostruire una chiatta da trasporto e simulare un eventuale
spostamento del
Marder dal molo a bordo della stessa.
Ho infatti raccolto una documentazione fotografica notevole, in quanto
in porto
ci sono sempre ormeggiati diversi pontoni e chiatte da lavoro. Ho cosi’
potuto
fotografare dettagli di monachelle, argani, verricelli, tamburi, cavi,e
sovrastrutture varie che mi avrebbero permesso di eseguire un buon
lavoro.
Mi
sarebbero pero’ servite molte ore, ma l’ avvicinarsi di due mostre,
alle quale
ho voluto partecipare, mi
hanno indotto
ad optare per una soluzione piu’ semplice e veloce. Della gru ho
ampiamente
descritto la fase di realizzazione in un mio precedente articolo,(guarda qui)
quindi non
restava che studiare una soluzione che mi permettesse di inserirla nel
contesto
di un diorama portuale. Ho pensato di realizzare due spezzoni di molo
uniti
idealmente, nella stessa scena, da un supporto tubolare di plastica
trasparente.
Da un foglio di poliuretano espanso, ( di quelli che servono per l’
isolamento
termo-acustico ), ho
ritagliato due
sagome che ho poi rifinito, inciso e texturizzato sul davanti a
simulare i
blocchi di pietra che costituiscono il molo. La parte superiore e’
stata rivestita
di biadesivo che mi ha permesso
con
facilita’ di posizionare il pave’.