Dopo
il diorama del “ biber “ , che devo dire ha riscosso lusinghieri
apprezzamenti da parte di molti miei compagni di club; ho deciso di
cimentarmi con un altro diorama portuale, forse anche per affinita’ con
il lavoro che svolgo ormai da 33 anni ..operando infatti nel settore,
ho piu’ che una discreta esperienza in materia di sollevamenti,
gruaggio , rizzaggio imbracature etc etc…….. insomma con tutto cio’
che riguarda il lavoro a bordo di navi e banchine.
L’ idea
era quella
di rappresentare un minisommergibile tedesco della seconda guerra
mondiale, il marder, imbracato a simulare un eventuale spostamento dal
suo carrello di trasporto. Nasce cosi’ la necessita ‘ di avere a
disposizione una gru. Fatti due calcoli, mi sono reso conto
che in
scala 1/35, una gru portuale, dovendo arrivare perlomeno a braccio
allungato da ciglio banchina al lato opposto di una nave ormeggiata,
dovrebbe avere una struttura lunga almeno 45/50 cm che equivalgono a
15/18 metri. Quindi braccio piu’ cabina argani e motore mi ha portato
a realizzare un pezzo alquanto grande che, inserito in un diorama,
creerebbe una scena enorme, percio’ per il momento vi presento
solamente i lavori che hanno riguardato la gru.
Il passo successivo,
dopo aver preso la decisione di auto costruire completamente il tutto,
e’
stato quello di reperire la maggior quantita’ possibile di
documentazione.
In
realta’ di materiale sul web, riguardante gru
degli anni 40/50, non ne ho trovato tantissimo, ma ho potuto fare
molte foto alle gru che abbiamo in porto.
Armato della mia
canon ho
iniziato a fotografare strutture portanti, cabine argani, bracci ,
golfari, pulegge ,……. e quant’altro ha potuto aiutarmi nel poter
realizzare tutto cio’. Ho
preso anche molte misure e diametri di
attrezzature varie e cavi mi sono anche avvalso dei ricordi di gruisti
piu’ anziani, in quanto in porto, fino agli anni 70 erano presenti
gru della “Ceretti e Tanfani “ risalenti proprio a quel periodo.
Dopo
aver ordinato le idee sono passato al disegno del braccio che ho poi
usato in seguito come riferimento per la realizzazione vera e propria.
Ho reperito sul mercato profili ad H della evergreen di due diverse
misure, un foglio di plasticard dello spessore di 1mm e rod di vario
diametro.
Dopo
aver tagliato a misura ed aggiustato con lima e carta
vetrata i vari segmenti che costituiscono la struttura, ricavato tutte
le piastre di supporto e rinforzo dal foglio di plasticard, ho
incollato il tutto avvalendomi di una dima preventivamente
autocostruita.
Il passo successivo ha riguardato la
preparazione dei
golfari per l’incernieramento del braccio alla struttura portante della
cabina e delle piastre di supporto per le pulegge della vir
ata del
braccio e del pescante, pulegge peraltro magistralmente tornite dal
bravissimo Leonello - compagno di club - i cui lavori potete ammirare
nella sezione “
vapore vivo “ e che merita tutto il mio ringraziamento.
La
cabina motore ed argani, come di consuetudine per quel periodo,
era interamente in legno con il tetto di lamiera. Per la realizzazione
di questa parte della gru mi sono procurato dei listelli di balsa della
larghezza di 6 mm, che in scala simulano tavole da 21 cm, montati
affiancati verticalmente fino ad ottenere la chiusura totale del telaio
precedentemente realizzato. Sono state poi aperte le finestre e la
porta.
Per il tetto ho usato il foglio di plasticard dal quale erano
state ricavate tutte le piastre di rinforzo. Per realizzare le
carrucole posizionate sulla sommita’ ho usato 4 ruote di aereo
prelevate dal magazzino degli scarti. Limando via il pezzo che simula
il pneumatico si ottiene il solo cerhione, che forato ed aggiustato,
riproduce molto bene le pulegge da me fotografate. Unico neo sta nel
fatto che sono un po’ sottodimensionate, ma montate sui loro supporti,
verniciate ed invecchiate, rendono bene l’ idea. Sotto questo
insieme di organi di trasmissione e’ stata aperta una fessura
attraverso la quale i cavi di acciaio della virata del paranco e della
struttura braccio entrano nella cabina argani. Solitamente non passano
attraverso semplici fori ma da aperture piuttosto lunghe in quanto i
verriccelli sottostanti sono provvisti di un guida cavo che li sposta
lateralmente per permettere loro di avvolgersi ai tamburi senza
sovrapposizione di spire. Nelle moderne gru, tale apertura e’ chiusa
da profili di gomma che, nel limite del possibile, impediscono
infiltrazioni d’ acqua.
Per realizzare il contropeso di cemento ho
tagliato un parallelepipedo di poliuretano espanso, inciso e
texturizzato con una spazzola di acciaio per simulare la grossa
porosita’ del materiale, aggiunte due striscette di plasticard e due
viti a voler riprodurre il sistema di bloccaggio dei 5 blocchi ed il
gioco e’ fatto.
Finita la fase di assemblaggio dei vari
componenti sono
passato alla colorazione. Per quanto riguarda il tetto della cabina e
del braccio una volta steso il colore di base ho spruzzato con l’
aerografo e da una distanza di 20/30 cm il colore red brown della
Tamiya a simulare la ruggine, che specie in un ambiente portuale
prende campo molto facilmente. Una volta asciutto il colore ho steso
una mano di lucido acrilico preparando cosi’ i vari elementi per un
lavaggio ad olio con terra di siena bruciata e bruno van dick. L’
intento era quello di ottenere sfumature piu’ scure lungo gli spigoli e
negli angoli piu’ reconditi dove sedimenti e ruggine sono piu’
accentuati.
La cabina e’ stata trattata diversamente in
quanto, alla
prima fase, che ha riguardato la verniciatura con il verde, e’
seguita la carteggiatura con carta abrasiva per portare alla luce la
venatura del legno sottostante dopo tutto cio’ anche su questa parte ho
poi passato un lavaggio ad olio, ma questa volta con un verde vescica
opportunatamente scurito.
Il resto del lavoro si e’
esaurito montando
i vetri alle finestre, le scale per accedere al tetto, i fari e tutti
quei piccoli particolari che rendono la gru operativa. Vedi cavi,
bilanciere, pescante, e catene di imbragaggio. La realizzazione di
questo progetto mi ha impegnato diversi mesi considerando la fase
preparatoria e la fase della costruzione vera e propria. Devo dire che
non ho incontrato grossissime difficolta’, ma l’impegno e’ stato
comunque grande in quanto si tratta di un progetto completamente nato
da zero. Ad onor del vero la gru non e’ la riproduzione fedele in
scala di un modello realmente esistito , ma racchiude in se soluzioni
tecnologiche contemporanee al periodo storico in oggetto.
P.S. Se
vuoi vedere in quale diorama e' finita questa gru, guarda qui<--